Presunzione o possibilità concreta?
“L’acquisto di un titolo a buon mercato presuppone che la valutazione attuale del mercato sia sbagliata, o quantomeno che l’idea del valore che si è fatta l’acquirente è più corretta di quella del mercato. Per alcuni questo può sembrare arrogante o temerario” Benjamin Graham.
Personalmente non ritengo questa professione “presuntuosa”, perché si basa su dati oggettivi ed essa stessa ammette che il mercato spesso sia efficiente, ma che a volte prende direzioni insensate. Ed è questo il compito dell’investitore, inserire all’interno dell’investimento la percentuale minore di giudizio personale e al contrario, inserire dati oggettivi che sono estranei alle proprie emozioni.
Quando un investitore Value consegue un investimento spesso non è capito, non è compreso.
E’ un mondo difficile, nel quale, devi essere abituato alle stangate e a rimanere solo, perché, in alcuni periodi mentre tutti gli altri vendono, tu acquisti. Ma è proprio per questo che otterrai il tuo risultato. Se investi in quello che “va di moda” non raggiungerai mai i tuoi obiettivi.
Il mondo degli investimenti per me è anche questo: non ti giudica in nessun modo, non ti da del perdente o del vincente, non si preoccupa di com’è la tua vita, se sei felice o triste.
Il mercato giornalmente fa sempre la stessa cosa: delinea i prezzi in base alla domanda e all’offerta sui titoli.
Quindi, perché un investimento Value su una società con un forte vantaggio competitivo dovrebbe, sul lungo periodo, tornare al proprio valore intrinseco?
Risponderò a questa domanda riportando una citazione di Graham: “nella maggior parte dei casi l’andamento favorevole del prezzo sarà accompagnato da un definitivo miglioramento degli utili medi, del dividendo, e dello stato patrimoniale. Quindi nel lungo periodo la valutazione del mercato e l’ordinaria valutazione aziendale di un impegno azionario di successo tendono ad essere identiche”I fatti hanno dimostrato che un titolo sul lungo periodo tende ad avvicinarsi al proprio valore intrinseco e se ci pensiamo è una cosa molto sensata.
Nel breve periodo troviamo caos e prezzi insensati, ma pian piano quando l’azienda dimostra il proprio “valore” molti investitori ne comprendono le qualità oggettive e il mercato salda il gap.
Addirittura come nella strategia di Walter Schloss che ho spiegato in un mio precedente post, anche acquistando quote in società “normali”, ovvero senza vantaggio competitivo o comunque senza un motivo valido per acquistarle, se compriamo a prezzo scontato esse tornano prima o poi al valore intrinseco.
Ci vuole del tempo per entrare nella logica, facciamo per tanto degli esempi concreti.
Mia nonna apre un negozio di vendita di pasta fresca, che chiama Pasta Maria, nel giro di un paio di anni riesce a diventare un punto di riferimento italiano nella vendita e distribuzione di pasta fresca. Ha ricavi per 50 milioni di euro all’anno e un utile netto di 5 milioni di euro all’anno.
Inoltre la società presenta un attivo di 25 milioni, un passivo di 15 milioni e un patrimonio netto (differenza attivo-passivo) di 10 milioni. E’ quindi riuscita ad avere un debito quasi inesistente e non ha altri problemi dal punto di vista economico. Decidono di quotarsi in borsa e la quotano nel mercato delle piccole imprese a 2,5 milioni di capitalizzazione. E’ ovviamente un esempio di fantasia, ma è esplicativo del passaggio logico sopra illustrato.
Ha un utile di 5 milioni e un patrimonio netto di 10 milioni, ma viene venduta a 2,5 milioni, chi non comprerebbe un qualcosa che produce e quindi fa “entrare nell’azienda” 5 milioni se è in vendita a 2,5 ?
Solo uno sconsiderato.
Ora la valutazione di un’azienda è un’altra cosa ma grazie a questo esempio spero di avervi chiarito le idee.
Prima o poi il mercato attribuirà all’azienda Pasta Maria il suo valore reale.
Un altro esempio potrebbe essere questo:
Immaginiamo che ogni anno per il nostro bar di famiglia dobbiamo comprare 100 tazzine, il prezzo medio dell’acquisizione è di 50 euro. Nonostante ciò, l’anno dopo un rivenditore in difficoltà ci offre le stesse 100 tazzine a 25 euro. A questo punto sapendo che la media di acquisto è di 50 euro, io acquisterei le tazzine per i prossimi 5 anni. Questa è la logica del value investing, che si può, come abbiamo visto, estendere anche all’economia di tutti i giorni e non solo all’acquisto azionario.
Concludo affermando che investire in questo modo è una possibilità concreta e non presunzione!
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