Come si è evoluto il Value Investing secondo Warren Buffett?
Da grande studioso delle sue acquisizioni e del suo portafoglio, ho sempre cercato di comprendere i motivi che spingevano Warren Buffett ad affettare alcune operazioni. Cercando di comprendere come valutava i titoli e come ne estraeva un possibile valore intrinseco.
Quello di cui vi vorrei parlare oggi invece è il momento, l’istante della sua evoluzione. Notiamo infatti il passaggio sempre più marcato da una tecnica di Value investing quantitativo ad un Value Investing più qualitativo.
Per Value investing quantitativo intendo quel tipo di operazione di acquisto che base le sue fondamenta sul fatto che il titolo sottostante sia estremamente sottovalutato a prescindere dal valore del business sottostante.
Warren Buffett avendo avuto Ben Graham come maestro, non poteva che iniziare la sua carriera da investitore con l’acquisto dei famosi titoli “mozzicone di sigaro”. Quei titoli che prezzavano ad un valore inferiore rispetto al capitale circolante (la differenza tra attività e passività correnti).
“Vedi per terra un mozzicone si sigaro, è bagnato e disgustoso, ma c’è rimasta una boccata da tirare, ed è gratis” cosi Buffett disse in merito a questo tipo di approccio.
Nonostante questo agli inizi degli anni 70 (se non prima) iniziò a riflettere su questa strategia. Arrivò a definire l’acquisto della Berkshire un errore, rivolgendosi a Bill Gates disse : “è stato errore terribile, terribile“.
Una delle frasi che ci raccontano meglio questa fase è la seguente: ” E’ molto meglio comprare una splendida azienda a un prezzo ragionevole che un’azienda ragionevole a un prezzo splendido“.
Per Graham invece questa possibilità non c’è mai stata, i titoli potevano essere costosi o economici, Walter Schloss spiega che Graham consigliava di comprare titoli come se fossero generi alimentari non profumi. Il distacco diventa ormai netto quando Buffett acquista quote di Coca Cola e Gilette dei titoli-profumo.
Ma se si deve essere precisi il momento in cui Buffett cambiò strategia fu l’acquisto di See Candy, un’azienda produttrice di cioccolata di qualità. L’azienda venne acquistata ad un prezzo superiore al valore contabile e l’acquisizione ebbe successo, a differenza dei grandi magazzini Hochschild, Kohn e Co. comprati a basso prezzo rispetto al valore di liquidazione e a quello contabile, dove l’acquisto fallì.
“Questi due acquisti hanno contribuito a convincerci che fosse meglio pagare prezzi più alti per aziende migliori“. disse Munger.
I parametri si See’s Cnady
Dal 1972 il fatturato dell’azienda era cresciuto da 31 milioni di dollari a 306 milioni nel 1999. Nel 1999 se si avesse voluto valutare la società a 5 volte il fatturato e a 30 volte gli utili (paragonata ad una società di pari grado quotata) la capitalizzazione di borsa sarebbe stata pari a 1,5 miliardi di dollari. See’s Candy registrò oltre 900 milioni di utili ante imposte nei 28 anni successivi all’acquisto.
Confermando così che se un’azienda sana e in crescita viene acquistata ad un prezzo equo i possibili ritorni sull’investimento sono comunque elevatissimi.
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