CRISI DEL 29′: COSA SUCCESSE DENTRO WALL STREET?
Conosciamo tutti la crisi del 1929, una delle più catastrofiche crisi finanziarie della storia se non la più devastante.
Prima di iniziare vi riporto una leggenda dell’epoca molto interessante per comprendere la situazione:
Si narra che Joe Kennedy (della famosa famiglia) tutte le mattine prima di entrare in borsa si faceva lucidare le scarpe da un ragazzo pagando a quest’ultimo un dollaro.
Una mattina però dopo averli lucidato le scarpe al momento del pagamento il ragazzo disse: “Grazie signore ma non ho più bisogno dei questo dollaro, ho fatto molti soldi con la borsa ed è il mio ultimo giorno qua”.
A quel punto Joe decise di liquidare tutta la sua posizione scampando al crollo dei mercati e anzi riuscendo a comprare in seguito a prezzi molto bassi. Ovviamente è una leggenda ma ci fa capire uno dei passaggi chiave della crisi: la popolarità delle azioni.
In quel periodo soprattutto nel 1928 moltissimi americani di qualsiasi ceto sociale possedeva azioni e grazie alle operazioni con il margine (dove potevi acquistare un intero pacchetto azionario pagando solo il 10%) si poteva investire in borsa anche con un margine ridotto.
Questo “giochetto” costrinse gli agenti di cambio ad indebitarsi fortemente per liquidare giornalmente le grosse somme di denaro, così facendo dal 1926 al 1929 i prestiti ricevuti passarono da 3219 milioni a 8500!
21 ottobre del 1929 iniziarono i primi nervosismi e il continuo ribasso dei corsi iniziò a preoccupare i primi risparmiatori, ma quasi tutti gli “esperti” continuavano a tranquillizzare l’opinione pubblica portando alla luce la stabilità economica americana e l’uscita di scena dei speculatori con le recenti vendite (in realtà nessuna delle due affermazioni era fondata).
22 ottobre i ribassi continuarono e così quella mattina Charles Mitchell a capo della National City Bank e direttore della Federal Reserve Bank di New York, con un gruppo di banchieri intervenne inserendo una serie di acquisti di pacchetti azionari volti a rasserenare i corsi azionari, a fine seduto sembrava essere tornato tutto alla normalità.
23 ottobre alcuni operatori soprattutto quelli che operavano con il margine iniziarono a vendere per affrettarsi ad incassare, per colmare l’enorme differenza che si andava creando fra il valore delle azioni comprate allo scoperto e le quotazioni.
Quella notte da Wall Street uscirono notizie tragiche come il suicidio di 11 operatori di borsa e la possibilità che il giorno dopo al mattino ci sarebbero state un ondate di vendite, così la mattina del 24 ottobre davanti a Wall Street si era radunata una grande e rumorosa folla, era l’inizio del panico e lo scoppio della bolla, con la vendita di circa 13 milioni di azioni.
Dopo la mattinata nera del 24 si riunirono tutti i luminari del mondo bancario e giunsero alla conclusione che avrebbero dovuto immettere denaro per sostenere i corsi.
Venerdì 25 Ottobre, Whitney della banca Morgan e molto famoso in borsa, entrò spavaldamente ed iniziò ad acquistare ingenti pacchetti di azioni facendo in modo di far sapere a tutti quanto e a che prezzo stava acquistando (contrariamente al regolamento degli operatori).
Per qualche ora il giochetto funzionò ma già nel pomeriggio e il giorno dopo molte azioni crollarono definitivamente.
La situazione era incerta ed inquieta ma ci fu un ondata di ottimismo rimarcato dal New York Times che titolava: ” Le banche sono pronte ed impediranno il panico”.
28 Ottobre 1929: il New York Times perde il 49% in borsa, è di nuovo panico, vennero vendute quasi 10 milioni di azioni e la nuova riunione dei banchieri si concluse con un nulla di fatto.
Decisero quindi di tornare sui loro passi e che non avrebbero più “aiutato” i corsi azionari ma ne avrebbero solo ed esclusivamente sostenuto le contrattazioni, giocando così al ribasso e acquistando quote azionarie a prezzi stracciati.
29 Ottobre 1929 le azioni calano senza sosta e vengono vendute in totale 16,3 milioni di azioni: è il record per un singolo giorno.
Dato che diventa ancora più spaventoso se si sommano a quelle dei giorni precedenti arrivando così alla cifra di 48 600 000 di azioni vendute.
La borsa Americana arriva così a perdere fino al 80% dai massimi raggiunti poco tempo prima.
Prima di iniziare vi riporto una leggenda dell’epoca molto interessante per comprendere la situazione:
Si narra che Joe Kennedy (della famosa famiglia) tutte le mattine prima di entrare in borsa si faceva lucidare le scarpe da un ragazzo pagando a quest’ultimo un dollaro.
Una mattina però dopo averli lucidato le scarpe al momento del pagamento il ragazzo disse: “Grazie signore ma non ho più bisogno dei questo dollaro, ho fatto molti soldi con la borsa ed è il mio ultimo giorno qua”.
A quel punto Joe decise di liquidare tutta la sua posizione scampando al crollo dei mercati e anzi riuscendo a comprare in seguito a prezzi molto bassi. Ovviamente è una leggenda ma ci fa capire uno dei passaggi chiave della crisi: la popolarità delle azioni.
In quel periodo soprattutto nel 1928 moltissimi americani di qualsiasi ceto sociale possedeva azioni e grazie alle operazioni con il margine (dove potevi acquistare un intero pacchetto azionario pagando solo il 10%) si poteva investire in borsa anche con un margine ridotto.
Questo “giochetto” costrinse gli agenti di cambio ad indebitarsi fortemente per liquidare giornalmente le grosse somme di denaro, così facendo dal 1926 al 1929 i prestiti ricevuti passarono da 3219 milioni a 8500!
21 ottobre del 1929 iniziarono i primi nervosismi e il continuo ribasso dei corsi iniziò a preoccupare i primi risparmiatori, ma quasi tutti gli “esperti” continuavano a tranquillizzare l’opinione pubblica portando alla luce la stabilità economica americana e l’uscita di scena dei speculatori con le recenti vendite (in realtà nessuna delle due affermazioni era fondata).
22 ottobre i ribassi continuarono e così quella mattina Charles Mitchell a capo della National City Bank e direttore della Federal Reserve Bank di New York, con un gruppo di banchieri intervenne inserendo una serie di acquisti di pacchetti azionari volti a rasserenare i corsi azionari, a fine seduto sembrava essere tornato tutto alla normalità.
23 ottobre alcuni operatori soprattutto quelli che operavano con il margine iniziarono a vendere per affrettarsi ad incassare, per colmare l’enorme differenza che si andava creando fra il valore delle azioni comprate allo scoperto e le quotazioni.
Quella notte da Wall Street uscirono notizie tragiche come il suicidio di 11 operatori di borsa e la possibilità che il giorno dopo al mattino ci sarebbero state un ondate di vendite, così la mattina del 24 ottobre davanti a Wall Street si era radunata una grande e rumorosa folla, era l’inizio del panico e lo scoppio della bolla, con la vendita di circa 13 milioni di azioni.
Dopo la mattinata nera del 24 si riunirono tutti i luminari del mondo bancario e giunsero alla conclusione che avrebbero dovuto immettere denaro per sostenere i corsi.
Venerdì 25 Ottobre, Whitney della banca Morgan e molto famoso in borsa, entrò spavaldamente ed iniziò ad acquistare ingenti pacchetti di azioni facendo in modo di far sapere a tutti quanto e a che prezzo stava acquistando (contrariamente al regolamento degli operatori).
Per qualche ora il giochetto funzionò ma già nel pomeriggio e il giorno dopo molte azioni crollarono definitivamente.
La situazione era incerta ed inquieta ma ci fu un ondata di ottimismo rimarcato dal New York Times che titolava: ” Le banche sono pronte ed impediranno il panico”.
28 Ottobre 1929: il New York Times perde il 49% in borsa, è di nuovo panico, vennero vendute quasi 10 milioni di azioni e la nuova riunione dei banchieri si concluse con un nulla di fatto.
Decisero quindi di tornare sui loro passi e che non avrebbero più “aiutato” i corsi azionari ma ne avrebbero solo ed esclusivamente sostenuto le contrattazioni, giocando così al ribasso e acquistando quote azionarie a prezzi stracciati.
29 Ottobre 1929 le azioni calano senza sosta e vengono vendute in totale 16,3 milioni di azioni: è il record per un singolo giorno.
Dato che diventa ancora più spaventoso se si sommano a quelle dei giorni precedenti arrivando così alla cifra di 48 600 000 di azioni vendute.
La borsa Americana arriva così a perdere fino al 80% dai massimi raggiunti poco tempo prima.
Prima di iniziare vi riporto una leggenda dell’epoca molto interessante per comprendere la situazione:
Si narra che Joe Kennedy (della famosa famiglia) tutte le mattine prima di entrare in borsa si faceva lucidare le scarpe da un ragazzo pagando a quest’ultimo un dollaro.
Una mattina però dopo averli lucidato le scarpe al momento del pagamento il ragazzo disse: “Grazie signore ma non ho più bisogno dei questo dollaro, ho fatto molti soldi con la borsa ed è il mio ultimo giorno qua”.
A quel punto Joe decise di liquidare tutta la sua posizione scampando al crollo dei mercati e anzi riuscendo a comprare in seguito a prezzi molto bassi. Ovviamente è una leggenda ma ci fa capire uno dei passaggi chiave della crisi: la popolarità delle azioni.
In quel periodo soprattutto nel 1928 moltissimi americani di qualsiasi ceto sociale possedeva azioni e grazie alle operazioni con il margine (dove potevi acquistare un intero pacchetto azionario pagando solo il 10%) si poteva investire in borsa anche con un margine ridotto.
Questo “giochetto” costrinse gli agenti di cambio ad indebitarsi fortemente per liquidare giornalmente le grosse somme di denaro, così facendo dal 1926 al 1929 i prestiti ricevuti passarono da 3219 milioni a 8500!
21 ottobre del 1929 iniziarono i primi nervosismi e il continuo ribasso dei corsi iniziò a preoccupare i primi risparmiatori, ma quasi tutti gli “esperti” continuavano a tranquillizzare l’opinione pubblica portando alla luce la stabilità economica americana e l’uscita di scena dei speculatori con le recenti vendite (in realtà nessuna delle due affermazioni era fondata).
22 ottobre i ribassi continuarono e così quella mattina Charles Mitchell a capo della National City Bank e direttore della Federal Reserve Bank di New York, con un gruppo di banchieri intervenne inserendo una serie di acquisti di pacchetti azionari volti a rasserenare i corsi azionari, a fine seduto sembrava essere tornato tutto alla normalità.
23 ottobre alcuni operatori soprattutto quelli che operavano con il margine iniziarono a vendere per affrettarsi ad incassare, per colmare l’enorme differenza che si andava creando fra il valore delle azioni comprate allo scoperto e le quotazioni.
Quella notte da Wall Street uscirono notizie tragiche come il suicidio di 11 operatori di borsa e la possibilità che il giorno dopo al mattino ci sarebbero state un ondate di vendite, così la mattina del 24 ottobre davanti a Wall Street si era radunata una grande e rumorosa folla, era l’inizio del panico e lo scoppio della bolla, con la vendita di circa 13 milioni di azioni.
Dopo la mattinata nera del 24 si riunirono tutti i luminari del mondo bancario e giunsero alla conclusione che avrebbero dovuto immettere denaro per sostenere i corsi.
Venerdì 25 Ottobre, Whitney della banca Morgan e molto famoso in borsa, entrò spavaldamente ed iniziò ad acquistare ingenti pacchetti di azioni facendo in modo di far sapere a tutti quanto e a che prezzo stava acquistando (contrariamente al regolamento degli operatori).
Per qualche ora il giochetto funzionò ma già nel pomeriggio e il giorno dopo molte azioni crollarono definitivamente.
La situazione era incerta ed inquieta ma ci fu un ondata di ottimismo rimarcato dal New York Times che titolava: ” Le banche sono pronte ed impediranno il panico”.
28 Ottobre 1929: il New York Times perde il 49% in borsa, è di nuovo panico, vennero vendute quasi 10 milioni di azioni e la nuova riunione dei banchieri si concluse con un nulla di fatto.
Decisero quindi di tornare sui loro passi e che non avrebbero più “aiutato” i corsi azionari ma ne avrebbero solo ed esclusivamente sostenuto le contrattazioni, giocando così al ribasso e acquistando quote azionarie a prezzi stracciati.
29 Ottobre 1929 le azioni calano senza sosta e vengono vendute in totale 16,3 milioni di azioni: è il record per un singolo giorno.
Dato che diventa ancora più spaventoso se si sommano a quelle dei giorni precedenti arrivando così alla cifra di 48 600 000 di azioni vendute.
La borsa Americana arriva così a perdere fino al 80% dai massimi raggiunti poco tempo prima.
Prima di iniziare vi riporto una leggenda dell’epoca molto interessante per comprendere la situazione:
Si narra che Joe Kennedy (della famosa famiglia) tutte le mattine prima di entrare in borsa si faceva lucidare le scarpe da un ragazzo pagando a quest’ultimo un dollaro.
Una mattina però dopo averli lucidato le scarpe al momento del pagamento il ragazzo disse: “Grazie signore ma non ho più bisogno dei questo dollaro, ho fatto molti soldi con la borsa ed è il mio ultimo giorno qua”.
A quel punto Joe decise di liquidare tutta la sua posizione scampando al crollo dei mercati e anzi riuscendo a comprare in seguito a prezzi molto bassi. Ovviamente è una leggenda ma ci fa capire uno dei passaggi chiave della crisi: la popolarità delle azioni.
In quel periodo soprattutto nel 1928 moltissimi americani di qualsiasi ceto sociale possedeva azioni e grazie alle operazioni con il margine (dove potevi acquistare un intero pacchetto azionario pagando solo il 10%) si poteva investire in borsa anche con un margine ridotto.
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Si narra che Joe Kennedy (della famosa famiglia) tutte le mattine prima di entrare in borsa si faceva lucidare le scarpe da un ragazzo pagando a quest’ultimo un dollaro.
Una mattina però dopo averli lucidato le scarpe al momento del pagamento il ragazzo disse: “Grazie signore ma non ho più bisogno dei questo dollaro, ho fatto molti soldi con la borsa ed è il mio ultimo giorno qua”.
A quel punto Joe decise di liquidare tutta la sua posizione scampando al crollo dei mercati e anzi riuscendo a comprare in seguito a prezzi molto bassi. Ovviamente è una leggenda ma ci fa capire uno dei passaggi chiave della crisi: la popolarità delle azioni.
Questo “giochetto” costrinse gli agenti di cambio ad indebitarsi fortemente per liquidare giornalmente le grosse somme di denaro, così facendo dal 1926 al 1929 i prestiti ricevuti passarono da 3219 milioni a 8500!
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21 ottobre del 1929 iniziarono i primi nervosismi e il continuo ribasso dei corsi iniziò a preoccupare i primi risparmiatori, ma quasi tutti gli “esperti” continuavano a tranquillizzare l’opinione pubblica portando alla luce la stabilità economica americana e l’uscita di scena dei speculatori con le recenti vendite (in realtà nessuna delle due affermazioni era fondata).
21 ottobre del 1929
22 ottobre i ribassi continuarono e così quella mattina Charles Mitchell a capo della National City Bank e direttore della Federal Reserve Bank di New York, con un gruppo di banchieri intervenne inserendo una serie di acquisti di pacchetti azionari volti a rasserenare i corsi azionari, a fine seduto sembrava essere tornato tutto alla normalità.
22 ottobre
Charles Mitchell
23 ottobre alcuni operatori soprattutto quelli che operavano con il margine iniziarono a vendere per affrettarsi ad incassare, per colmare l’enorme differenza che si andava creando fra il valore delle azioni comprate allo scoperto e le quotazioni.
23 ottobre
Quella notte da Wall Street uscirono notizie tragiche come il suicidio di 11 operatori di borsa e la possibilità che il giorno dopo al mattino ci sarebbero state un ondate di vendite, così la mattina del 24 ottobre davanti a Wall Street si era radunata una grande e rumorosa folla, era l’inizio del panico e lo scoppio della bolla, con la vendita di circa 13 milioni di azioni.
Dopo la mattinata nera del 24 si riunirono tutti i luminari del mondo bancario e giunsero alla conclusione che avrebbero dovuto immettere denaro per sostenere i corsi.
24 ottobre
13 milioni di azioni.
Dopo la mattinata nera del 24
Venerdì 25 Ottobre, Whitney della banca Morgan e molto famoso in borsa, entrò spavaldamente ed iniziò ad acquistare ingenti pacchetti di azioni facendo in modo di far sapere a tutti quanto e a che prezzo stava acquistando (contrariamente al regolamento degli operatori).
Per qualche ora il giochetto funzionò ma già nel pomeriggio e il giorno dopo molte azioni crollarono definitivamente.
Venerdì 25 Ottobre,
La situazione era incerta ed inquieta ma ci fu un ondata di ottimismo rimarcato dal New York Times che titolava: ” Le banche sono pronte ed impediranno il panico”.
Le banche sono pronte ed impediranno il panico”.
28 Ottobre 1929: il New York Times perde il 49% in borsa, è di nuovo panico, vennero vendute quasi 10 milioni di azioni e la nuova riunione dei banchieri si concluse con un nulla di fatto.
28 Ottobre 1929: il New York Times perde il 49% in borsa,
Decisero quindi di tornare sui loro passi e che non avrebbero più “aiutato” i corsi azionari ma ne avrebbero solo ed esclusivamente sostenuto le contrattazioni, giocando così al ribasso e acquistando quote azionarie a prezzi stracciati.
29 Ottobre 1929 le azioni calano senza sosta e vengono vendute in totale 16,3 milioni di azioni: è il record per un singolo giorno.
Dato che diventa ancora più spaventoso se si sommano a quelle dei giorni precedenti arrivando così alla cifra di 48 600 000 di azioni vendute.
La borsa Americana arriva così a perdere fino al 80% dai massimi raggiunti poco tempo prima.
29 Ottobre 1929 le azioni calano senza sosta e vengono vendute in totale 16,3 milioni di azioni: è il record per un singolo giorno.
Dato che diventa ancora più spaventoso se si sommano a quelle dei giorni precedenti arrivando così alla cifra di 48 600 000 di azioni vendute.
La borsa Americana arriva così a perdere fino al 80% dai massimi raggiunti poco tempo prima.
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