Il tasso di sconto nell’attualizzazione dei flussi di cassa
Il tasso di sconto è uno dei temi più vasti che ho dovuto affrontare nei miei studi nell’analisi aziendale. Ci sono moltissime varianti e tantissime teorie diverse. Nessuna certezza assoluta.
Proviamo però ad andare a vedere i più conosciuti
Il giusto tasso di sconto secondo il modello del Capital Asset Pricing Model è formato da 3 diversi input :
- Il rendimento privo di rischio (obbligazioni di stato a 10 anni)
- Il sopra rendimento medio dato dal mercato azionario rispetto al rendimento privo di rischio
- Il rischio specifico assunto investendo in una specifica impresa
Questo modello inserisce un rendimento privo di rischio e aggiunge tutti i rischi possibili, sistemici e non, per arrivare ad un adeguato tasso di sconto.
Un altro modello è quello che va a calcolare un tasso che sia espressione del costo opportunità (tasso di rendimento ricavabile da investimenti alternativi che hanno un uguale grado di rischio) di tutti i finanziatori (quindi Equity e Debt). Tale tasso è detto anche Costo medio ponderato del capitale (WACC – Weigthed Average Cost of Capital). Questo modello cerca di capire quale sia il costo dell’equity e quello sui debiti (quali sono i tassi annuali ecc ecc)
Ad oggi sono circa 6 mesi che studio e ristudio tutti questi concetti e sono arrivato alla conclusione che il vecchio Warren Buffett continua a fornire la scelta più semplice ma allo stesso modo più sensata.
“E’ vero ci sono giorni in cui il mercato azionario è pessimista e altri in cui è straordinariamente ottimista, ma alla fine sono i tassi d’interesse a determinare quanto valgono gli investimenti di lungo periodo”.
Questo cosa vuol dire? che nell’analisi dei flussi di cassa e quindi nel calcolo del valore intrinseco Buffett utilizza solo ed esclusivamente i rendimenti dei titoli di stato a 10 anni (investimenti denominato risk free).
In quanto a suo avviso l’ investimento in alcune società (come Coca cola nel 1980), ha un rischio nel lungo termine uguale a quello di un titolo di stato che appunto è considerato risk free.
Nelle mie valutazioni, a differenza di questo approccio, inserisco un premio al rischio per l’investimento nel mercato azionario, poiché devo aumentare il margine di sicurezza nelle mie scelte personali. Ed inoltre in questo periodo di tassi molto bassi anche Buffett consiglia di aumentare ulteriormente il tasso di sconto, quindi quello che faccio io è inserire qualche punto percentuale in più rispetto ai rendimenti dei titoli di stato a 10 anni.
Per quanto possa sembrare un passaggio estremante semplicistico a mio avviso è quello più simile alla realtà.
A proposito di questo metodo di valutazione (sconto dei flussi di cassa, o meglio dell’owner earning, qui l’articolo in merito) Buffett disse: “Valutate in questo modo tutte le società, dai costruttori di calessi ai gestori di telefonia, diventano economicamente sostenibili”
A tutto questo ovviamente va aggiunta l’analisi del business sottostante e del suo rischio intrinseco, ma se valutiamo una società con debito pari a zero o quantomeno contenuto, una buona liquidità, un buon rapporto attività/passività, un adeguata creazione di flussi di cassa operativi e un settore di mercato solido e poco concorrenziale. Allora un range di tassi di sconto sono più che adeguati.
Per quanto si possa cercare non esiste un numero preciso e sempre corretto, esiste però un approccio un metodo che ci consentono di calcolare dei range di valori intrinsechi che possono assomigliare alla realtà.
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