Lo scandalo dell’olio di Tino De Angelis
Nel 1963 Warren Buffett attraverso la sua partnership realizzò un’operazione a dir poco straordinaria, che rimane ad oggi una delle mie preferite, sia per come si svolse sia per lo scandalo che ne fece da cornice.
Ho letto per la prima volta questa storia in uno dei tanti libri che raccontano di Buffett. Grazie a questa però, ho potuto capire meglio il significato dell’invito ad investire in “società ottime” e con “bilanci da 10 in pagella“, quando queste subiscono variazioni causate da fattori esterni (Es. Una guerra) o quando le subiscono a causa di problemi interni ma risolvibili.”
Allied Crude Vegetable Oil Company e la truffa di Tino De Angelis
La società di Tino De Angelis venne travolta da uno dei peggiori scandali aziendali degli anni sessanta, infatti la società di Tino ottenne prestiti dietro la garanzia costituita sulle scorte di olio che produceva.
De Angelis organizzò la sua truffa semplicemente sfruttando la proprietà che permette all’olio di galleggiare sull’acqua. Costruì una raffineria in New Jersey dove stoccò 139 serbatoi di grandi dimensioni destinati a contenere olio di semi di soia. Riempì i serbatoi di acqua, e versò solo una piccola quantità di olio, in modo che emergesse in superficie.
Gli addetti della Allied durante i controlli salivano in cima ai serbatoi, immergevano un’asta graduata e riferivano un numero falsato della quantità di olio agli ispettori “veri” rimasti a terra.
Quando scoppiò lo scandalo si scoprì che Bank of America, Bank Leumi, American Express e altre società attive del commercio internazionale avevano erogato più di 150 milioni di dollari in prestiti fraudolenti, che non avrebbe mai pagato nessuno.
American Express fu una delle società più esposte allo “Scandalo dell’olio“, infatti aveva erogato circa 58 milioni di dollari di prestito alla Allied, ritrovandosi così con un buco in bilancio di 58 milioni di dollari.
La notizia si diffuse rapidamente e il titolo perse in borsa circa il 50% in poco tempo.
Buffett era consapevole del buco da 58 milioni di dollari, ma sapeva anche che la società era sana e molto redditizia, così facendo decise di vedere con i propri occhi se i consumatori avevano reagito allo scandalo vedendo di cattivo occhio l’American Express.
Così fece un giro per le casse dei ristoranti di Omaha e verificò che tra lo scandalo e un minor uso della famosa carta verde non sussisteva alcun legame. Visitò anche alcune banche della zona, dove scoprì che lo scandalo finanziario non aveva intaccato le vendite dei travel cheque dell’American Express.
Avendo visto nel lungo periodo un’assenza di nesso tra la società e lo scandalo, tornato in ufficio investì 13 milioni di dollari in azioni dell’American Express, circa il 25% dei beni della propria società.
Durante i due anni successivi, il titolo triplicò il suo prezzo e Buffett e soci incrementarono le loro quote di circa 20 milioni di dollari!
Mise in mostra, con questa operazione, tutti gli insegnamenti della filosofia di Benjamin Graham e del Value investing. Infatti l’American Express, secondo le sue valutazioni, era una società sana e forte sul lungo periodo che aveva avuto delle difficoltà notevoli ma contingenti. 58 milioni sono molti se spariscono dal bilancio, ma, nonostante ciò, Warren era fiducioso riguardo la possibilità per la società di superare il momento complesso, e, come abbiamo visto, ebbe più che ragione.
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